La donna sequestrata in casa
F. Gonin, La donna e i suoi figli
Compare nel cap. XXXIV, durante il secondo viaggio di Renzo a Milano durante la peste, ed è una donna il cui marito è morto per la malattia e il cui uscio è stato inchiodato dal Tribunale di Sanità per tenerla in isolmento: è lei a rivolgersi a Renzo che passa vicino alla sua "casuccia isolata", in strada S. Marco, affacciandosi a un terrazzino circondata da una "nidiata di bambini". La donna spiega a Renzo che i commissari di Sanità si sono dimenticati di lei e nessuno ha portato da mangiare dal mattino precedente, per cui i figli rischiano di morire di fame; Renzo è colpito e decide subito di donarle i due pani che ha acquistato il giorno prima a Monza, quindi la donna cala un paniere con una fune e può ricevere il cibo tra mille benedizioni e ringraziamenti. Renzo assicura alla donna che parlerà del suo caso alla prima persona ragionevole che incontrerà in strada (poiché, essendo straniero, non saprebbe dove trovare un commissario), poi le chiede indicazioni per raggiungere la casa di don Ferrante, che tuttavia la donna non è in grado di dargli. Renzo la ringrazia comunque e le assicura che si ricorderà di lei, quindi si allontana. L'episodio ha una minima valenza simbolica, poiché il gesto di carità di Renzo che dona il pane alla donna e ai suoi figli gli sembra una "restituzione" dei pani trovati in strada in occasione del primo viaggio a Milano, durante il tumulto di S. Martino, che tanti guai gli avevano causato e che avrebbe voluto pagare al legittimo proprietario. A Renzo pare che sia meglio così, dal momento che questa è stata "veramente un'opera di misericordia" (il gesto del giovane è parte del percorso di maturazione che si compie in questo secondo viaggio).