Inni sacri
L. Cretey, Natività (XVII sec.)
Sono una serie di poemetti di argomento religioso, dedicati a momenti salienti della liturgia cristiana e composti da Manzoni nel periodo immediatamente seguente alla conversione: nel 1812-15 scrisse i primi quattro, intitolati rispettivamente La Risurrezione, Il nome di Maria, Il Natale, La Passione, che vennero pubblicati nel 1815. Essi avrebbero dovuto far parte di un progetto più ampio comprendente in tutto dodici componimenti (oltre a questi gli altri dovevano essere L'Epifania, L'Ascensione, La Pentecoste, Il Corpo del Signore, La Cattedra di San Pietro, L'Assunzione, Ognissanti, I morti), ma tale progetto rimase incompiuto a causa delle difficoltà incontrate dall'autore già nella stesura dei primi quattro, soprattutto della Passione; in seguito completò solo La Pentecoste, pubblicata nel 1822, mentre di Ognissanti venne pubblicato solo un frammento molti anni dopo. È collegato agli Inni sacri anche il frammento Natale 1833 (dedicato alla morte della moglie Enrichetta Blondel), anche se non faceva parte del programma iniziale dell'opera.
Il progetto complessivo si colloca negli anni della cosiddetta conversione religiosa dell'autore e, quindi, del suo ritorno alla fede cristiana, verso la quale fino a quel momento aveva ostentato una certa indifferenza: è il momento dell'abbandono delle poetiche neoclassiche ancora abbracciate nel poemetto Urania (poi rinnegato), per cui Manzoni intende sostituire ai vuoti e inconsistenti miti classici quelli della fede cattolica, in grado secondo lui di creare una sorta di nuova "epica" tale da interessare un vasto pubblico. Le difficoltà nascono nelle scelte linguistiche e di stile e, soprattutto, in quelle metriche, dato il tentativo dell'autore di rifarsi alla tradizione "popolare" di Metastasio e delle sue ariette con versi brevi e cantabili, per cui ne deriva un certo sperimentalismo formale che, tuttavia, raggiunge risultati elevati solo in alcuni testi e altrove produce soluzioni alquanto impacciate. Dal punto di vista del contenuto il Cristianesimo di Manzoni sembra ispirarsi ad alcuni capisaldi dell'Illuminismo, specie per quanto riguarda l'uguaglianza degli uomini nella loro fede in Cristo e la condanna morale di ogni oppressione, mentre sul piano squisitamente religioso la divinità è presentata come caritatevole e soccorritrice, ma anche nei suoi aspetti vetero-testamentari di terrore e punizione degli uomini (elemento ancora presente, almeno in parte, in alcune Odi e nelle tragedie). Un certo equilibrio compositivo è raggiunto pienamente solo nella Pentecoste, ma siamo ormai negli anni della stesura del romanzo e questo spiega forse perché il progetto complessivo degli Inni sacri venga in seguito abbandonato dallo scrittore.
Il progetto complessivo si colloca negli anni della cosiddetta conversione religiosa dell'autore e, quindi, del suo ritorno alla fede cristiana, verso la quale fino a quel momento aveva ostentato una certa indifferenza: è il momento dell'abbandono delle poetiche neoclassiche ancora abbracciate nel poemetto Urania (poi rinnegato), per cui Manzoni intende sostituire ai vuoti e inconsistenti miti classici quelli della fede cattolica, in grado secondo lui di creare una sorta di nuova "epica" tale da interessare un vasto pubblico. Le difficoltà nascono nelle scelte linguistiche e di stile e, soprattutto, in quelle metriche, dato il tentativo dell'autore di rifarsi alla tradizione "popolare" di Metastasio e delle sue ariette con versi brevi e cantabili, per cui ne deriva un certo sperimentalismo formale che, tuttavia, raggiunge risultati elevati solo in alcuni testi e altrove produce soluzioni alquanto impacciate. Dal punto di vista del contenuto il Cristianesimo di Manzoni sembra ispirarsi ad alcuni capisaldi dell'Illuminismo, specie per quanto riguarda l'uguaglianza degli uomini nella loro fede in Cristo e la condanna morale di ogni oppressione, mentre sul piano squisitamente religioso la divinità è presentata come caritatevole e soccorritrice, ma anche nei suoi aspetti vetero-testamentari di terrore e punizione degli uomini (elemento ancora presente, almeno in parte, in alcune Odi e nelle tragedie). Un certo equilibrio compositivo è raggiunto pienamente solo nella Pentecoste, ma siamo ormai negli anni della stesura del romanzo e questo spiega forse perché il progetto complessivo degli Inni sacri venga in seguito abbandonato dallo scrittore.