Il palazzotto di don Rodrigo
F. Gonin, Fra Cristoforo al palazzo
È la residenza di don Rodrigo, il signorotto che esercita il suo dominio sul paese dei due promessi, e sorge come una piccola fortezza squadrata su un'altura, a circa tre miglia dal paese e a quattro dal convento di Pescarenico: è descritto nel cap. V, quando padre Cristoforo si reca lì per parlare con il nobile nel vano tentativo di farlo recedere dai suoi propositi su Lucia, e si dice che ai piedi dell'altura c'è un minuscolo villaggio di contadini che dipendono da don Rodrigo e rappresenta "la piccola capitale del suo piccol regno". Il villaggio è abitato da sgherri e uomini armati, le cui donne hanno un aspetto maschio e vigoroso, mentre una piccola strada a tornanti conduce in alto al palazzo: questo appare al cappuccino come una casa silenziosa, quasi disabitata, con l'uscio sprangato e piccole finestre chiuse da imposte sconnesse e consunte dal tempo, protette da robuste inferriate e tanto alte, almeno quelle del pian terreno, da impedire di arrivarvi facilmente (il luogo è dunque un piccolo castello ben difeso e protetto). Sulla porta sono inchiodate le carcasse di due avvoltoi, uno dei quali "spennacchiato e mezzo roso dal tempo", mentre due bravi montano la guardia sdraiati su panche poste ai lati dell'uscio. L'interno dell'edificio non è mai descritto in modo dettagliato, salvo col dire che è la residenza signorile di un nobile e lasciando intendere che vi sono molte sale e salotti: ci viene mostrata direttamente la sala da pranzo, dove don Rodrigo è a tavola coi suoi convitati nel momento in cui riceve la visita di padre Cristoforo (cap. V), quindi un'altra sala appartata dove si svolge il successivo colloquio col cappuccino (VI) e della quale ci verrà detto più avanti che sulle pareti campeggiano i ritratti degli antenati del signorotto (VII).
Il palazzo viene citato ancora alla fine del cap. VIII, quando Renzo, Agnese e Lucia lasciano il paese sulla barca e osservano il paesaggio, su cui il palazzo del signorotto domina dall'alto con un aspetto truce e sinistro. Il luogo ritorna alla fine della vicenda (XXXVIII), quando don Rodrigo è ormai morto di peste e in paese è giunto il marchese suo erede, per prendere possesso dei suoi beni: il gentiluomo, personaggio moralmente retto e di vecchio stampo, decide di aiutare i due promessi e li riceve nell'edificio, dove Renzo e Lucia entrano accompagnati da don Abbondio, Agnese e dalla mercantessa (il nobile acquisterà a un prezzo assai alto le terre di Renzo e Agnese, dunque consentirà loro di trasferirsi nel Bergamasco senza problemi economici).
Il palazzo viene citato ancora alla fine del cap. VIII, quando Renzo, Agnese e Lucia lasciano il paese sulla barca e osservano il paesaggio, su cui il palazzo del signorotto domina dall'alto con un aspetto truce e sinistro. Il luogo ritorna alla fine della vicenda (XXXVIII), quando don Rodrigo è ormai morto di peste e in paese è giunto il marchese suo erede, per prendere possesso dei suoi beni: il gentiluomo, personaggio moralmente retto e di vecchio stampo, decide di aiutare i due promessi e li riceve nell'edificio, dove Renzo e Lucia entrano accompagnati da don Abbondio, Agnese e dalla mercantessa (il nobile acquisterà a un prezzo assai alto le terre di Renzo e Agnese, dunque consentirà loro di trasferirsi nel Bergamasco senza problemi economici).