L'accusatrice di Renzo
F. Gonin, L'accusatrice di Renzo
Compare nel cap. XXXIV, durante il secondo viaggio di Renzo a Milano durante la peste, ed è una donna che vede Renzo davanti alla porta della casa di don Ferrante, nel momento in cui il giovane ha appena appreso che Lucia è stata portata al lazzaretto e, disperato, ha afferrato il martello della porta con l'intenzione di bussare ancora. La donna lo scambia per un untore che sta spargendo i suoi unguenti pestiferi sull'uscio e cerca di richiamare l'attenzione di qualche passante, spalancando la bocca come per urlare ma senza emettere un suono, inoltre facendo ampi cenni con le braccia e le mani "grinzose e piegate a guisa d'artigli". Renzo si accorge di lei e la donna inizia a urlare e ad accusarlo di essere un untore, accusa che viene poi assurdamente confermata anche dall'altra donna che ha parlato col giovane poco prima dall'interno della casa. Intorno a Renzo si raccoglie una piccola folla inferocita di popolani intenzionati a linciarlo e solo per un puro caso, oltre che per coraggio e destrezza, il protagonista riuscirà a salvarsi. La donna è descritta dall'autore come una specie di fattucchiera, il cui viso esprime "terrore, odio, impazienza e malizia" e i cui occhi sono "stravolti", volendo rappresentare attraverso di lei la facilità con lui la taccia di untore poteva all'epoca colpire chiunque, sospettato solo perché forestiero o colto in un atteggiamento bizzarro, com'è proprio il caso di Renzo.