La moglie del sarto
F. Gonin, La moglie del sarto e i figli
Compare nel cap. XXIII (pur non ancora nominata) quando il cardinal Borromeo la incarica di andare su una portantina al castello dell'innominato in compagnia di quest'ultimo e di don Abbondio, per confortare Lucia nel momento in cui verrà liberata dal bandito: nel cap. XXIV ci verrà detto che è la moglie del sarto del paese che sorge vicino al castello e viene descritta come una "buona donna", scelta dal curato del villaggio in quanto dotata del coraggio e dell'iniziativa necessari per svolgere un così delicato incarico. Infatti la donna dopo il suo arrivo al castello (XXIV) si adopera per consolare Lucia e la rassicura dicendole che l'innominato "è diventato buono", quindi sale con lei sulla portantina e la accompagna verso il paese; durante il tragitto fa alcuni commenti poco lusinghieri circa don Abbondio, poi informa Lucia dell'identità dell'innominato (la ragazza ha un fremito d'orrore). Più tardi la ospita a casa propria dove fa cuocere nel camino "un buon cappone" e dove, poco dopo, sopraggiungono il marito e i tre figli; dopo la cena la famigliola riceve la visita inaspettata del cardinale, al cui arrivo la donna si presenta "dopo essersi raccomodata alla meglio". Il personaggio compare ancora nel cap. XXIX, quando accoglie nella propria casa don Abbondio, Perpetua e Agnese diretti al castello dell'innominato per trovar rifugio dai lanzichenecchi, i quali si fermano a cena presso la famiglia prima di ripartire alla volta della fortezza. È uno dei personaggi secondari del romanzo, immagine della brava sposa e madre di famiglia pronta a spendersi per gli altri e a offrire il suo aiuto a chi è in difficoltà (come del resto anche il marito, che ospita per qualche giorno Lucia e la madre e apre le porte della sua casa anche a don Abbondio e Perpetua, quando sono in fuga per l'arrivo dei lanzichenecchi).