Monza
F. Gonin, Agnese e Lucia a Monza
È la cittadina lombarda vicino a Milano dove Agnese e Lucia si recano dietro suggerimento di padre Cristoforo, in seguito al fallito tentativo di rapire la giovane da parte di don Rodrigo: le due donne vi arrivano nel cap. IX accompagnate dal barocciaio, quindi (dopo essersi separate da Renzo che riparte alla volta di Milano) giungono al convento di cappuccini posto a pochi passi dalla città. Da qui il padre guardiano le accompagna al convento di Gertrude, non distante dalla "porta del borgo" che all'epoca era vicino a un "antico torracchione mezzo rovinato" e a un castello diroccato (entrambi abbattuti tra 1809 e 1814) e qui parlano con la monaca, che accetterà di ospitarle nel monastero ricorrendo all'influenza che le deriva dal suo grado e dalla potente famiglia a cui appartiene. Nei capp. IX-X l'autore racconta la storia passata di Gertrude, figlia di un principe milanese che era il feudatario della città di Monza (il personaggio storico è da identificare con don Martino de Leyva) e il convento con tutta probabilità corrisponde a quello benedettino di Santa Margherita, dove Marianna de Leyva (la Gertrude del romanzo) fu educata e ricevette gli ordini religiosi a sedici anni, nel 1591. Monza è la prima vera città che entra in scena nella vicenda, in seguito alla fuga precipitosa dal paese la "notte degli imbrogli", anche se di essa non viene mostrato praticamente nulla a eccezione del monastero, dove peraltro Agnese e Lucia (e poi la giovane soltanto, dopo la ripartenza della madre per il paese) restano rinchiuse tutto il tempo. L'unico "esterno" dopo il loro arrivo coincide con l'uscita fatale di Lucia dal chiostro, inviata da Gertrude col pretesto di una commissione urgente e segreta per il padre guardiano dei cappuccini, mentre si tratta di una trappola ordita dall'innominato per rapirla (cap. XX): Lucia esce dalla porta del borgo, si incammina per la strada maestra e imbocca quella che conduce al convento dei cappuccini, che l'autore descrive "affondata, a guisa d'un letto di fiume, tra due alte rive orlate di macchie, che vi forman sopra una specie di volta". Qui trova la carrozza coi bravi dell'innominato che fingono di chiederle la "strada di Monza" e approfittano poi della situazione per afferrarla e gettarla nella carrozza; Lucia viene in seguito portata al castello dell'innominato (situato al confine tra lo Stato di Milano e la Repubblica Veneta, a circa sette miglia dal palazzotto di don Rodrigo). Monza viene citata ancora una volta nel cap. XXXIII, allorché Renzo, partito dal suo paese alla volta di Milano per cercare Lucia, fa una tappa nella cittadina e acquista due pagnotte da un fornaio, che gliele porge con mille cautele a causa della peste.