Il padre di Lodovico
È citato nel cap. IV, durante il flashback che narra la gioventù di padre Cristoforo e le vicende che lo hanno indotto a farsi frate: il padre di Lodovico è un mercante divenuto molto ricco che a un certo punto della sua vita si ritira dai commerci e inizia a vivere come un nobile, vergognandosi della sua precedente attività, al punto che si adombra quando qualcuno gli ricorda il suo passato (durante un banchetto un convitato si lascia sfuggire la frase "fo l'orecchio del mercante" e ciò è sufficiente a spezzare l'allegria e a far sì che il commensale non riceva più invito alla tavola del padrone di casa). L'autore critica con ironia questo suo atteggiamento, ricordando che "il vendere non è cosa più ridicola che il comprare, e che quella professione di cui allora si vergognava, l’aveva pure esercitata per tant’anni, in presenza del pubblico, e senza rimorso", alludendo al fatto che gli aristocratici disprezzavano tutte le attività produttive che avevano a che fare col denaro. L'uomo alleva l'unico figlio come un nobile e, morendo, gli lascia una considerevole eredità.