La morte di don Rodrigo
Fermo e Lucia, tomo IV, cap. 9
È questo probabilmente l'episodio della prima stesura che più si allontana da quella definitiva, poiché don Rodrigo, ammalato di peste, viene mostrato nel lazzaretto con un'entrata in scena teatrale, in preda al delirio, intento a fissare Lucia (che ha appena ritrovato Fermo, dopo lo scioglimento del voto) con sguardo allucinato. In seguito il nobile sale su un cavallo dei monatti e lo sprona a sangue, iniziando una folle corsa che finirà, dopo qualche momento, con una rovinosa caduta e la morte. Nei "Promessi sposi", invece, il signorotto agonizzante e privo di coscienza verrà mostrato da padre Cristoforo a Renzo (cap. XXXV) che lo perdonerà, mentre la sua morte non verrà narrata direttamente ma si apprenderà solo alla fine (XXXVIII) quando il marchese suo erede giungerà al paese dei due promessi. La differenza più marcata tra le due versioni, a parte ovviamente i dettagli morbosi e da romanzo d'appendice del "Fermo e Lucia", sta nel fatto che nel primo abbozzo don Rodrigo moriva certamente senza essersi pentito dei suoi errori, mentre nelle successive edizioni tale possibilità non viene esclusa ed è lasciata nell'indeterminatezza. Da osservare, infine, la povertà e banalità delle frasi attribuite a fra Cristoforo ("Giudizii di Dio! ...preghiamo per quell'infelice"), il cui ruolo assumerà invece una solennità drammatica nella versione definitiva.
Ritto sul mezzo dell’uscio [1], stava un uomo smorto, rabbuffato i capegli e la barba, scalzo, nudo le gambe [2], le braccia, il petto, e nel resto mal coperto di avanzi di biancheria pendenti qua e là a brani e a filaccica [3]; stava con la bocca semi-aperta guatando [4] le persone raccolte nella capanna con certi occhi nei quali si dipingeva ad un punto [5] l’attenzione e la disensatezza; dal volto traspariva un misto di furore e di paura, e in tutta la persona una attitudine di curiosità e di sospetto, uno stare inquieto, una disposizione a levarsi, non si sarebbe saputo se per fuggire, o per inseguire. Ma in quello sfiguramento Lucia aveva tosto riconosciuto Don Rodrigo, e tosto lo riconobbero gli altri due. Quell’infelice da una capanna, posta lungo il viale, nella quale era stato gittato, e dove era rimasto tutti quei giorni languente e fuor di sé, aveva veduto passarsi davanti, Fermo, e poi il Padre Cristoforo; senza esser veduto da loro. Quella comparsa aveva suscitato nella sua mente sconvolta l’antico furore, e il desiderio della vendetta covato per tanto tempo, e insieme un certo spavento, e con questo ancora una smania di accertarsi, di afferrare distintamente con la vista quelle immagini odiose che le erano come sfumate dinanzi. In una tal confusione di passioni, o piuttosto in un tale delirio s’era egli alzato dal suo miserabile strame [6], e aveva tenuto dietro da lontano a quei due. Ma quando essi uscendo dalla via s’internarono nelle capanne, il frenetico non aveva ben saputa ritenere la traccia loro, né discernere il punto preciso per cui essi erano entrati in quel labirinto. Entratovi anch’egli da un altro punto poco distante, non vedendo più quegli che cercava, ma dominato tuttavia dalla stessa fantasia, era andato a guardare di capanna in capanna, tanto che s’era trovato a quella in cui mettendo il capo su la porta aveva rivedute in iscorcio [7] quelle figure. Quivi ristando stupidamente intento, udì quella voce ben conosciuta che nel suo castello aveva intuonata al suo orecchio una predica, troncata allora da lui con rabbia e con disprezzo, ma che aveva però lasciata nel suo animo una impressione che s’era risvegliata nel tristo sogno precursore della malattia. Quella voce lo teneva immobile a quel modo che altre volte si credeva che le biscie stessero all’incanto [8]; quando Lucia s’accorse di lui. Dopo la sorpresa il primo sentimento di quella poveretta fu una grande paura; il primo sentimento del Padre Cristoforo e di Fermo: bisogna dirlo a loro onore, fu una grande compassione. Entrambi si mossero verso quell’infermo stravolto per soccorrerlo, e per vedere di tranquillarlo; ma egli a quelle mosse, preso da un inesprimibile sgomento, si mise in volta [9], e a gambe verso la strada di mezzo; e su per quella verso la chiesa. Il frate e il giovane lo seguirono fin sul viale, e di quivi lo seguivano pure col guardo: dopo una breve corsa, egli s’abbattè presso ad un cavallo dei monatti che sciolto, con la cavezza pendente, e col capo a terra rodeva la sua profenda [10]: il furibondo afferrò la cavezza, balzò su le schiene del cavallo, e percotendogli il collo, la testa, le orecchie coi pugni, la pancia con le calcagna, e spaventandolo con gli urli, lo fece muovere, e poi andare di tutta carriera. Un romore si levò all’intorno, un grido di «piglia, piglia»; altri fuggiva, altri accorreva per arrestare il cavallo; ma questo spinto dal demente, e spaventato da quei che tentavano di avvicinarglisi, s’inalberava, e scappava vie più verso il tempio. [11] I due dei quali egli era stato altre volte nemico tornarono tutti compresi alla capanna, dove Lucia stava ancora tutta tremante. «Giudizii di Dio!» disse il padre Cristoforo: «preghiamo per quell’infelice». [...] «Vi raccomando l’una all’altra, buone creature», disse, il frate; e fece atto pure di andarsene: ma nel dare a Lucia uno sguardo di commiato, vide nell’aspetto di lei mista alla commozione una grande inquetudine; s’avvisò tosto di ciò che poteva esserne la cagione, e disse: «Di che state inquieta?» «Quell’uomo...!» disse Lucia. «Poveretto!» rispose il frate, «non è più in caso di far paura a nessuno: non lo vedrete più, siatene certa. Pure», soggiunse, dopo d’aver pensato un momento, «per ogni altro evento, sarà meglio ch’io vi raccomandi a qualcheduno dei nostri». Così detto, uscì, girò un poco in ronda, finché trovò un capuccino, e condottolo alla capanna, gli mostrò le due donne [12], e gli disse: «sono due derelitte; vi prego di averne una cura particolare. Vi lascio con Dio», disse poi alle donne, e uscì dalla capanna. Lucia lagrimando lo seguiva, ed egli le imponeva che tornasse, e così si trovarono entrambi sulla grande strada, dove videro una folla di monatti, che accorreva in tumulto, gridando «aspetta, aspetta», ad altri monatti che guidavano un carro verso la porta. Il carro si fermò quasi davanti ai nostri due amici: quei monatti sopraggiunsero tosto ansanti; e due che portavano un morto lo gittarono sul carro, dicendo un d’essi: «mettetelo bene in fondo costui, che non torni a cavallo, a farci tribolare». «Che diavolo è stato», disse più d’uno di quei carrettieri. «Il diavolo», rispose il monatto, «l’aveva in corpo costui: è andato su e giù finch’ebbe fiato: se durava ancora, faceva crepare il cavallo: ma è crepato egli, e allora per amore o per forza ha dovuto scendere». Il Padre Cristoforo, rivolto allora a Lucia le disse: «ricordatevi di pregare per questa povera anima voi, e vostro marito, per tutta la vita, e di far pregare i vostri figliuoli, se Dio ve ne concede. Tornate alla vostra compagna. Iddio sia sempre con voi». Dette queste parole, prese in fretta il viale, per andarsene alla sua stazione; Lucia, compunta di quella separazione, e atterrita dallo spettacolo, tornò a capo basso e col petto ansante alla sua capanna; e Don Rodrigo su la cima d’un tristo mucchio, fra lo strepito e le bestemmie, usciva dal lazzeretto per andarsene alla fossa. |
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Note
- Don Rodrigo si trova in prossimità della capanna da dove stanno uscendo Fermo, Lucia e padre Cristoforo.
- Con le gambe nude (la costruzione è con il cosiddetto "accusativo alla greca": cfr. il II Coro dell'Adelchi, "Sparsa le trecce morbide...").
- Sfilacciati.
- Guardando (forma del toscano letterario).
- Al tempo stesso.
- Dal suo pagliericcio.
- A stento (è da osservare il carattere inverosimile di tutto il racconto, poiché non è molto plausibile che il nobile, in fin di vita e in preda al delirio, cerchi Fermo e il frate per mezzo lazzaretto).
- Don Rodrigo rimane istupidito, come le bisce incantate (un tempo si credeva che alcune persone avessero il potere di incantare i serpenti).
- Fuggì dalla parte opposta.
- La razione di biada (è voce antiquata).
- Verso la cappella centrale. L'episodio del forsennato che monta in groppa a un cavallo tornerà nel cap. XXXIV dei Promessi sposi, ma sarà solo un fatto marginale nella descrizione dell'esterno del lazzaretto, all'arrivo di Renzo in quel luogo.
- Lucia e la mercantessa, con la quale convidide la capanna.