Alberto Moravia
"Renzo e Lucia non sono corrotti perché sono fuori della storia"
Alberto Moravia
In questo brano di Alberto Moravia (1907-1990) lo scrittore romano descrive i due protagonisti del romanzo come le figure più vive e originali della vicenda, soprattutto perché si tratta di due poveri popolani innocenti in quanto esclusi dalla storia, che invece corrompe e forza al male i personaggi "grandi" con cui essi si confrontano nei vari episodi. Secondo Moravia, il vero confronto tra bene e male si realizza nell'incontro fra Lucia e Gertrude, assai più che in quello (secondo lui freddo e retorico) tra la giovane contadina e l'innominato.
Moravia, il cui vero nome era Alberto Pincherle, è stato uno dei principali narratori italiani del Novecento e ha esordito con "Gli indifferenti" (1929), romanzo che descrive il declino di una famiglia borghese durante il fascismo. Si è dedicato occasionalmente alla critica e alla saggistica, scrivendo anche articoli di giornale su questioni delicate del suo tempo (dall'URSS comunista al disastro di Hiroshima, fino al problema della fame nel mondo).
Moravia, il cui vero nome era Alberto Pincherle, è stato uno dei principali narratori italiani del Novecento e ha esordito con "Gli indifferenti" (1929), romanzo che descrive il declino di una famiglia borghese durante il fascismo. Si è dedicato occasionalmente alla critica e alla saggistica, scrivendo anche articoli di giornale su questioni delicate del suo tempo (dall'URSS comunista al disastro di Hiroshima, fino al problema della fame nel mondo).
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Abbiamo voluto serbarci per ultimi Renzo e Lucia perché, oltre a essere forse le due figure più belle e originali de I promessi sposi, essi sono anche la chiave della concezione manzoniana della vita, della società e della religione. Questi due personaggi non sono ricostruiti storicamente, saggisticamente, come Gertrude; sono presentati attraverso il loro agire come don Rodrigo e l'Innominato; ma al contrario di don Rodrigo dell'Innominato, sono ben vivi e reali. Gli è che la malvagità di don Rodrigo e dell'Innominato sono di testa; mentre le qualità e i difetti di Renzo e Lucia sono intuiti per simpatia. Quali sono queste qualità e questi difetti? Lucia è soave, dolce, discreta, pudica, riservata; ma anche, talvolta, leziosa, cocciuta, rustica, inclinata a compiacersi e a strafare nel senso di una perfezione di maniera. Renzo è schietto, onesto, coraggioso, pieno di buon senso, energico; ma anche, talvolta, melenso, avventato, violento. Come si può vedere da quest'insieme di qualità e di difetti, il Manzoni ha voluto dipingere due figure di contadini che aveva probabilmente avuto il modo di osservare a lungo nella realtà, magari proprio in uno dei paesi del lago di Como, prima di ricrearle nell'arte. La sensibilità sociale del Manzoni, così sottile e così pronta, va ammirata una volta di più in questi due personaggi umili nei quali sono visibili tutti i caratteri di una condizione inferiore senza però il distacco e la sufficienza che spesso si accompagnano questo genere di rappresentazione. In realtà il Manzoni ha saputo vedere Renzo e Lucia con affetto; l'affermazione ben nota, alla fine del capitolo XIV: "...quel nome per il quale anche noi sentiamo un po' d'affetto e di riverenza", non è una civetteria letteraria ma la pura verità. Questo affetto è una cosa nuova, originale; ai tempi del Manzoni, come del resto ai nostri, fare di due popolani gli eroi di un romanzo richiedeva infatti un salto qualitativo non indifferente, una capacità di idealizzazione potente. La novità dell'affetto del Manzoni per Renzo e Lucia si può valutare appieno pensando che bisogna arrivare fino al Verga per trovare un altro scrittore italiano che volga al popolo uno sguardo fraterno.
Intorno a Renzo e Lucia, come intorno a due idoli modesti ma davvero venerati, il Manzoni ha raggruppato tutte le cose che amava in cuor suo e contrapponeva alla società di Gertrude, di don Rodrigo e del conte zio. Cioè alla sua società; e, in genere, alla società quale viene conformata dalla storia. Giacché la storia sembra essere nient’altro che corruzione al Manzoni; e Renzo e Lucia non sono corrotti appunto perché sono fuori della storia. L’identità storia-corruzione, antistoria-purezza si può notare soprattutto nei luoghi in cui il Manzoni mette uno dei due protagonisti, che sono puri fuori della storia, di fronte a un personaggio che è corrotto perché dentro la storia: Renzo e Azzecca-garbugli, Renzo e don Abbondio, Renzo e Ferrer; ma soprattutto Lucia e Gertrude.
Ecco veramente, in quest’incontro, il contrasto fondamentale dei Promessi sposi, in tutta la sua forza e il suo significato: da un lato, la contadinella che “diventa rossa e abbassa la testa”, dall’altro la giovane badessa lussuriosa e criminale che il Manzoni ci descrive in un ritratto tra i più belli e forti di tutto il romanzo. Per una volta Gertrude non è posta di fronte a un personaggio secondario bensì al suo contrario. E basta paragonare l’incontro breve ma reale e verace tra Lucia e Gertrude con quello tutto eloquenza e maniera tra Lucia e l’innominato per vedere che il vero contrasto tra il bene e il male nei Promessi sposi non è quello tra la santità della religione e l’empietà dei malvagi, come voleva il realismo cattolico, bensì tra la purezza naturale del popolo e la corruzione della storia e delle classi che fanno la storia. […]
Così, definire e spiegare chi sono Renzo e Lucia, vuol dire in fondo definire e spiegare il mondo ideale del Manzoni, con le qualità della sua sensibilità decadente e i limiti piuttosto angusti del suo signorile conservatorismo. Chi sono Renzo e Lucia? Sono due popolani, due operai. La loro vita è semplicissima sia perché sono poveri, sia perché vivono in un paesino di campagna di poche case, una frazione diremmo oggi. Dunque, primo ideale: la vita povera, rustica, semplice, quasi sul filo dell'indigenza e dell'elementarità. La vita, cioè, priva di incombenze pubbliche, di responsabilità civili, di ambizioni politiche, di grattacapi finanziari, di pasticci cittadini di qualsiasi genere. La vita ridotta all'osso: il lavoro, la famiglia. Ma nel paesino, nella frazione in cui vivono Renzo e Lucia, c'è anche una chiesa: Renzo e Lucia sono religiosi. Dunque, oltre alla vita semplice, povera, rustica, anche l'ideale di una religione che è l'espressione diretta di questa vita. È stato detto fin troppo che la religione del Manzoni aveva un fondo giansenista; forse lo aveva nella vita, ma nei Promessi sposi non si nota. Infatti: la religione di Renzo e Lucia, che è poi quella del colto, aristocratico e intellettuale Manzoni, è una religione il più lontano possibile dalla cultura, molto più legata alla parrocchia che alla biblioteca. È la religione di due ignoranti che non sanno né leggere né scrivere; la religione, come è stato detto, degli umili; noi aggiungiamo: di due umili come Renzo e Lucia. Una religione del cuore non della testa, del sentimento piuttosto che della ragione.
Abbiamo voluto serbarci per ultimi Renzo e Lucia perché, oltre a essere forse le due figure più belle e originali de I promessi sposi, essi sono anche la chiave della concezione manzoniana della vita, della società e della religione. Questi due personaggi non sono ricostruiti storicamente, saggisticamente, come Gertrude; sono presentati attraverso il loro agire come don Rodrigo e l'Innominato; ma al contrario di don Rodrigo dell'Innominato, sono ben vivi e reali. Gli è che la malvagità di don Rodrigo e dell'Innominato sono di testa; mentre le qualità e i difetti di Renzo e Lucia sono intuiti per simpatia. Quali sono queste qualità e questi difetti? Lucia è soave, dolce, discreta, pudica, riservata; ma anche, talvolta, leziosa, cocciuta, rustica, inclinata a compiacersi e a strafare nel senso di una perfezione di maniera. Renzo è schietto, onesto, coraggioso, pieno di buon senso, energico; ma anche, talvolta, melenso, avventato, violento. Come si può vedere da quest'insieme di qualità e di difetti, il Manzoni ha voluto dipingere due figure di contadini che aveva probabilmente avuto il modo di osservare a lungo nella realtà, magari proprio in uno dei paesi del lago di Como, prima di ricrearle nell'arte. La sensibilità sociale del Manzoni, così sottile e così pronta, va ammirata una volta di più in questi due personaggi umili nei quali sono visibili tutti i caratteri di una condizione inferiore senza però il distacco e la sufficienza che spesso si accompagnano questo genere di rappresentazione. In realtà il Manzoni ha saputo vedere Renzo e Lucia con affetto; l'affermazione ben nota, alla fine del capitolo XIV: "...quel nome per il quale anche noi sentiamo un po' d'affetto e di riverenza", non è una civetteria letteraria ma la pura verità. Questo affetto è una cosa nuova, originale; ai tempi del Manzoni, come del resto ai nostri, fare di due popolani gli eroi di un romanzo richiedeva infatti un salto qualitativo non indifferente, una capacità di idealizzazione potente. La novità dell'affetto del Manzoni per Renzo e Lucia si può valutare appieno pensando che bisogna arrivare fino al Verga per trovare un altro scrittore italiano che volga al popolo uno sguardo fraterno.
Intorno a Renzo e Lucia, come intorno a due idoli modesti ma davvero venerati, il Manzoni ha raggruppato tutte le cose che amava in cuor suo e contrapponeva alla società di Gertrude, di don Rodrigo e del conte zio. Cioè alla sua società; e, in genere, alla società quale viene conformata dalla storia. Giacché la storia sembra essere nient’altro che corruzione al Manzoni; e Renzo e Lucia non sono corrotti appunto perché sono fuori della storia. L’identità storia-corruzione, antistoria-purezza si può notare soprattutto nei luoghi in cui il Manzoni mette uno dei due protagonisti, che sono puri fuori della storia, di fronte a un personaggio che è corrotto perché dentro la storia: Renzo e Azzecca-garbugli, Renzo e don Abbondio, Renzo e Ferrer; ma soprattutto Lucia e Gertrude.
Ecco veramente, in quest’incontro, il contrasto fondamentale dei Promessi sposi, in tutta la sua forza e il suo significato: da un lato, la contadinella che “diventa rossa e abbassa la testa”, dall’altro la giovane badessa lussuriosa e criminale che il Manzoni ci descrive in un ritratto tra i più belli e forti di tutto il romanzo. Per una volta Gertrude non è posta di fronte a un personaggio secondario bensì al suo contrario. E basta paragonare l’incontro breve ma reale e verace tra Lucia e Gertrude con quello tutto eloquenza e maniera tra Lucia e l’innominato per vedere che il vero contrasto tra il bene e il male nei Promessi sposi non è quello tra la santità della religione e l’empietà dei malvagi, come voleva il realismo cattolico, bensì tra la purezza naturale del popolo e la corruzione della storia e delle classi che fanno la storia. […]
Così, definire e spiegare chi sono Renzo e Lucia, vuol dire in fondo definire e spiegare il mondo ideale del Manzoni, con le qualità della sua sensibilità decadente e i limiti piuttosto angusti del suo signorile conservatorismo. Chi sono Renzo e Lucia? Sono due popolani, due operai. La loro vita è semplicissima sia perché sono poveri, sia perché vivono in un paesino di campagna di poche case, una frazione diremmo oggi. Dunque, primo ideale: la vita povera, rustica, semplice, quasi sul filo dell'indigenza e dell'elementarità. La vita, cioè, priva di incombenze pubbliche, di responsabilità civili, di ambizioni politiche, di grattacapi finanziari, di pasticci cittadini di qualsiasi genere. La vita ridotta all'osso: il lavoro, la famiglia. Ma nel paesino, nella frazione in cui vivono Renzo e Lucia, c'è anche una chiesa: Renzo e Lucia sono religiosi. Dunque, oltre alla vita semplice, povera, rustica, anche l'ideale di una religione che è l'espressione diretta di questa vita. È stato detto fin troppo che la religione del Manzoni aveva un fondo giansenista; forse lo aveva nella vita, ma nei Promessi sposi non si nota. Infatti: la religione di Renzo e Lucia, che è poi quella del colto, aristocratico e intellettuale Manzoni, è una religione il più lontano possibile dalla cultura, molto più legata alla parrocchia che alla biblioteca. È la religione di due ignoranti che non sanno né leggere né scrivere; la religione, come è stato detto, degli umili; noi aggiungiamo: di due umili come Renzo e Lucia. Una religione del cuore non della testa, del sentimento piuttosto che della ragione.
_(dall'Introduzione ai "Promessi sposi", Torino, Einaudi 1960)